Taranto, la nave Geo Barents attracca in porto e sbarca 85 profughi
La nave di ricerca e soccorso 'Geo Barents' dell’ong Medici Senza Frontiere con a bordo 85 migranti è attraccata nella mattina di mercoledi 4 gennaio al porto di Taranto; l'accosto è stato assegnato dalle autorità italiane, e dopo le operazioni di sbarco nel pomeriggio la nave ha preso di nuovo il mare per dirigersi per una nuova missione nel Mediterraneo centrale. “I primi quattro sopravvissuti – comunicano dalla ong – saranno portati in ospedale per delle cure. Non sono casi severi”.
A differenza di quanto dichiarato dai mass media, tra il governo italiano e la ong in questa occasione non ci sono stati contrasti: a confermarlo all’agenzia Dire è Juan Matias Gil, capomissione di Medici Senza Frontiere, che in una intervista ricostruisce quanto avvenuto negli ultimi giorni. “L’1 gennaio intorno alle 23 le autorità italiane ci hanno chiesto di soccorrere un’imbarcazione in difficoltà – dice Gil di Msf – e così abbiamo fatto. L’intervento è stato particolarmente difficile, il barchino viaggiava da tre giorni e ad un tratto si è ribaltato: tutte e 41 le persone a bordo sono finite in acqua”.
Il salvataggio ha successo, ma poche ore dopo “le autorità italiane ci hanno nuovamente contattato, stavolta per chiederci di accogliere a bordo altri 44 naufraghi salvati da un mercantile. Alle prime luci dell’alba del 2 gennaio la Geo Barents ospitava quindi 85 persone. A quel punto, ci è stato assegnato il porto di Taranto per lo sbarco, e la nave si è messa in viaggio“.
È lungo la rotta verso la città pugliese che avviene un fatto “maleinterpretato” dai media italiani, spiega il capomissione: “Geo Barents ha raccolto un’allerta di Alarm Phone“, un’organizzazione no profit che monitora e trasmette le richieste di soccorso da parte dei migranti che tentano di raggiungere l’Europa via mare, “per segnalarci un’imbarcazione in pericolo. Dato che era sulla rotta di Taranto, l’abbiamo cercata, ma purtroppo non l’abbiamo trovata“.
Il nuovo codice di condotta per le attività delle ong in mare è contenuto nel primo decreto Sicurezza del governo Meloni, approvato dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre e siglato da Mattarella ieri. Tra i punti critici segnalati in questi giorni dalle organizzazioni per i diritti dei migranti ci sono “i paletti” imposti alle operazioni di salvataggio in mare: il decreto prevede che queste debbano svolgersi con l’autorizzazione delle autorità competenti, richiedendo immediatamente il porto di sbarco a cui, una volta ottenuto, bisogna arrivare senza ritardi. Eventuali violazioni potrebbero comportare sanzioni amministrative fino a 50mila euro e il sequestro della nave.
“Questa strategia del Governo – conclude Gil di Msf – ha l’obiettivo di ostacolare le attività di ricerca e soccorso delle Ong senza trovare altre soluzioni. Inoltre, non fa che aumentare in modo esponenziale il rischio di morte per migliaia di persone. Salvare vite umane è il nostro imperativo ed è un obbligo sancito da tutte le convenzioni e le leggi internazionali e per questo continueremo a farlo”.
Fonte: Agenzia Dire - www.dire.it
04/01/2023 23:10:00 - Pubblicato da Telepatti.it
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