Messina, dalla Cisl proposte per il riordino dei servizi sociali

“Schierati dalla parte dei più deboli, dei non tutelati da nessuno con una ardente volontà di incidere, di modificare la realtà, di essere esempio rispetto alle cose che sosteniamo, essere disponibili a rischiare, ad andare contro corrente, rimboccarsi le maniche e partire anche dalle piccole cose, queste sono le fondamenta dell’essere e da questo bisogna partire”. Il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese ha preso in prestito le parole di Don Milani nella lettera inviata all’assessore ai Servizi Sociali Alessandra Calafiore. Tre pagine per illustrare la complessa realtà territoriale messinese dove è necessario, per il sindacato, garantire la sicurezza sociale di tutti i cittadini. «L’Ente locale è il laboratorio delle politiche dei servizi e per questo è indispensabile che valuti costantemente in termini di costi-benefici, gli interventi che attua in funzione degli obiettivi fissati, senza dimenticare che l'attenzione massima va posta a tutela delle fasce deboli della popolazione realizzando servizi in grado di consentire una vita dignitosa a tutti».

La Cisl da anni è impegnata nel settore sociale e, in particolar modo, nella riscoperta e valorizzazione delle periferie cittadine il cui esempio principale è dato dallo Sportello Circoscrizionale di Rete attivo al Villaggio Cep in cui vi è una grande vitalità sociale e culturale. «Un contributo ad un territorio dimenticato, dove abbiamo creato un ponte tra i bisogni e le risorse e le ricadute sono assolutamente positive» sottolinea Genovese che evidenzia anche come la situazione territoriale è tale da mettere in luce «la necessità di una riforma del settore sociale da attuare sia a livello culturale che metodologica, con una diversa modalità di gestione delle risorse, dando centralità alla programmazione, al monitoraggio ed alla valutazione».

Per la Cisl si deve innanzitutto modificare il sistema di accesso, partendo dai bisogni e dai diritti del cittadino visto non più come individuo/utente ma cittadino/persona. Serve una riorganizzazione del lavoro sociale in funzione del bisogno dell’utenza, dandole centralità quale destinataria del lavoro di cura. «La domanda è superiore all’offerta dei servizi sociali e un servizio, per rispondere ai criteri di efficienza ed efficacia, deve essere rispondente al bisogno espresso che va misurato, letto e decodificato.  Occorre creare le condizioni affinché i bisogni e i diritti fondamentali delle persone sia-no tenuti presenti e garantiti.  Monitorare, quindi, con continuità i bisogni dei cittadini, partendo dalla popolazione invece che dal servizio», scrive il segretario generale della Cisl che indica una rimodulazione mediante tre direttive: quella della pluralizzazione degli attori della politica sociale, del ruolo della famiglia come soggetto di servizi primari di vita quotidiana e della riorganizzazione dei servizi sociali personali con gli utenti che da attori passivi passano ad essere coproduttori e co-gestori dei servizi.

«Il lavoro di cura non può riguardare soltanto l’utenza ma anche i lavoratori. Essi meritano attenzione poiché, spesso, sono anch’essi vittima di un sistema che li ha usati come merce e non come agenti sociali – continua Genovese – serve valorizzare le professionalità esistenti, recuperare le giuste motivazioni, riqualificare le competenze e le mansioni dove necessario, far sentire gli operatori un anello forte e determinante per la crescita sociale del territorio».

Quindi un passaggio sulla gestione dei servizi sociali.  «Il ruolo, le funzioni, le responsabilità che le diverse istituzioni hanno, devono assolutamente trovare un quadro di riferimento legislativo generale che, da troppo tempo, si attende. Si crei un ente intermedio per indirizzare tutte le risorse alla costruzione di un vero stato sociale, assumere alcune coerenti scelte di indirizzo e perseguirle con decisione e tenacia. Si lavori alla creazione di uno staff di progettazione finalizzato al reperimento di fondi. È impensabile che un comune non abbia un team di professionisti della progettazione. Progettare per favorire il cambiamento, per sviluppare nuovi modelli di gestione dei fondi anche in ambito europeo. Inserire e migliorare la cultura della progettazione significa riqualificare gli interventi in ambito sociale e delle politiche di welfare».

Per la Cisl, poi, è indispensabile la nascita di un Osservatorio sociale che analizzi, monitori e valuti i bisogni dei cittadini, costruendo ipotesi di cambiamento, orientando all’interno la rete dei servizi e costruendo un regolamento comunale interno ad ogni servizio.

«Bisogna combattere la ghettizzazione e la settorializzazione dei servizi sociali - conclude Genovese – difendiamo, crediamo e puntiamo sul lavoro di rete e sulla piena integrazione del sistema socio-sanitario secondo i dettami della Legge 328/2000. Desideriamo una città a misura di persona, che metta in campo azioni di contrasto alla solitudine, al vuoto imperante e in cui i servizi sociali siano azioni di cura, di prevenzione e di speranza nel rispetto assoluto delle pari opportunità».

16/09/2018 - Pubblicato da Telepatti.it
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