Il terremoto del Giappone 2011, dieci anni dopo

Dieci anni dopo la terribile catastrofe cha ha colpito il Giappone Nord-Orientale, alle 14.43 (ora italiana) dell'11 marzo l'intero Paese del Sol Levante anche quest'anno si è fermato per osservare un minuto di silenzio a ricordo delle vittime. A Tokyo, l'imperatore Naruhito e il primo ministro Yoshihide Suga hanno visitato il memoriale delle vittime di Fukushima.

In questi anni il lavoro di bonifica e ricostruzione non si è mai interrotto, ma sebbene i risultati siano arrivati, l'emergenza non è mai cessata davvero e sono molte le criticità ancora da affrontare e risolvere.

Il tragico bilancio dei caduti fu di circa 18.400 persone, ma solo un decimo di questi furono dovuti al terremoto (magnitudo 9.1 della scala Richter) in sè; la massima parte fu per lo tsunami provocato, con un moto ondoso devastante che si abbattè sulla costa e per molti chilometri di profondità. E poi terremoto e tsunami provocarono la distruzione della centrale nucleare, con l'emissione in atmosfera di radiazioni nucleari che hanno contaminato la zona. Si stima ad oggi che siano stati in 2.500 a morire per ragioni di salute dovute all'esposizione radioattiva.

Dopo un decennio i problemi causati dal disastro sono tutt’altro che risolti. Secondo le stime del governo, ci sono almeno 35.000 persone ancora sfollate a causa dell’incidente. Indagini di organizzazioni non governative sui livelli di decontaminazione dell’area e lo stato di avanzamento del piano di smantellamento della centrale dimostrano inoltre che la strategia del governo non sta funzionando.

I livelli di radiazione nelle città di Iitate e Namie, nella prefettura di Fukushima restano ancora oggi elevati e in alcune aree sono superiori ai limiti di sicurezza. Ciò avviene anche nelle aree in cui gli ordini di evacuazione sono stati revocati nel 2017, potenzialmente esponendo la popolazione a un maggiore rischio di cancro. Indagini mostrano anche che l’85% degli 840 chilometri quadrati della Special Decontamination Area (SDA), per cui il governo è responsabile della decontaminazione, è ancora contaminata da cesio radioattivo. Fino al 2018 sono stati impiegati (ed esposti a rischi ingiustificati di radiazioni) decine di migliaia di lavoratori, la maggior parte dei quali subappaltatori mal pagati – come hanno mostrano indagini, per un programma di decontaminazione limitato e inefficace; il piano non riesce ad evitare che la contaminazione delle acque sotterranee e quelle accumulate nei serbatoi continui ad aumentare in futuro e rischia di generare problemi di ricontaminazione dovuti al trasferimento dei materiali radioattivi dalla centrale. Da più parti si chiede al governo giapponese di rivedere il suo piano energetico per dare finalmente priorità alla sicurezza della popolazione.

11/03/2021 22:00:00 - Pubblicato da Telepatti.it
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