Scusate se esisto: una commedia fatta per ridere... e scusate se è poco

Serena Bruno (Paola Cortellesi) proviene da Anversa, non quella Belga, ma quella in Abruzzo ed è laureata in architettura con il massimo dei voti, ha un master e parla diverse lingue. Lavora a Londra, ma la nostalgia di casa si fa sentire nella fredda e grigia Inghilterra. Così Serena, in controtendenza ai cervelli che fuggono dal bel Paese, decide di tornare in Italia, sfatando il mito che all’estero si viva meglio. Si trasferisce a Roma dove, naturalmente, non trova un lavoro adeguato e si adatta per sopravvivere e pagare l’affitto in una mansarda invivibile da cui ha anche lo sfratto. Si adatta a fare prima l’arredatrice di camerette, poi a progettare cappelle funerarie per ricchi cafoni e per finire va a fare la cameriera in un ristorante di lusso. E qui che incontra il bellissimo Francesco, proprietario del locale che, in breve tempo, si materializza come la visione dell’uomo ideale sia per la prestanza fisica, ma soprattutto per la sensibilità, le buona maniere e la delicatezza. Serena se ne innamora, ma Francesco è gay, e quindi tra i due potrà esserci solo amicizia.

Il fulcro della storia è, però, la scoperta del Corviale, un mostro di cemento alla periferia di Roma, e di un bando del Comune per la sua riqualificazione. Serena decide di partecipare per cercare, principalmente, di dare una svolta alla sua vita. Ma il timore che una donna possa essere scartata fa si che la commissione creda che Serena Bruno sia in realtà un uomo, ovvero Bruno Serena.

Paola Cortellesi appare praticamente perfetta nei panni dell’architetto cervellone, tanto bravo quanto un po’ imbranato e, sempre, fuori luogo. Raul Bova si cala in maniera egregia nella parte, con tempi comici ad orologeria e con un personaggio sufficientemente credibile.

I due formano una coppia cinematografica completa e rafforzano l’affiatamento già mostrato in passato in “Nessuno mi può giudicare”.   Il film ruota principalmente attorno alla figura di Serena e tutto il resto, dalla stessa presenza di Bova, diventano strumenti per rendere piacevole la visione.

La pellicola si inserisce di diritto nel filone moderno della commedia all’italiana. Disegna un aspetto della società di oggi di cui in tanti, con scarsi risultati, hanno tentato di portare sul grande schermo. Con semplicità, ma non con superficialità, il film disegna un Paese allo sbando, ma che rimane sempre meraviglioso ed unico. Tutto scorre attraverso il filo conduttore rappresentato dalla storia di Serena, ma il centro vero del racconto è dato da due aspetti negativi dell’Italia (il lavoro e le periferie dissacrate). Nonostante questo il ritmo del film rimane sempre elevato e le risate regalate agli spettatori sono tante, continue e soprattutto genuine. Del resto quale sarà l’andamento del film lo si percepisce sin dalle prime scene quando, con un montaggio veloce ed estremamente esilarante, viene raccontata la genesi di Serena prima di proiettarla nella fredda Inghilterra.

La pellicola ha preso spunto da un progetto realmente esistente, voluto dal Comune di Roma e portato a termine da un architetto donna, Guendalina Salimei. Nel 2015 il progetto “chilometro verde” dovrebbe vedere finalmente la luce con la “reale” riqualificazione del Corviale, il cosiddetto serpentone romano. 

04/12/2014 - 
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